La Storia In Breve
L’epoca a cui si deve far risalire la costruzione della Rocca delle Caminate è molto incerta.
Alcuni particolari architettonici hanno fatto avanzare l’ipotesi che questa sia avvenuta anteriormente al 1000, mentre secondo altri studiosi sarebbe stata edificata nel 1137 da un certo Ricciarello, barone di Beaumont, che sarebbe stato tra l’altro capostipite della famiglia dei Belmonti e dei Ricciarelli.
Gli imperiali distrussero il castello e scacciarono queste 2 famiglie nel 1200 circa.
La rocca fu riedificata dai forlivesi nel 1213, tornò ai Belmonti, e di nuovo, nel 1236, ai forlivesi che la distrussero. I Belmonti nuovamente la ricostruirono e ad essi la tolse nel 1390 Cecco Ordelaffi; fu poi conquistata nel 1405 dai Malatesta che la tennero fino al 1469 quando Pino Ordelaffi la distrusse e la riprese.
Successivamente passò sotto il dominio dei Francesi e poi per un breve periodo sotto il dominio della Repubblica di Venezia che la cedette al Papa che la diede in feudo nel 1519 al Conte Alberto Pio di Carpi, insieme a Meldola e Sarsina.
Passò ai Principi Aldobrandini nel 1597 e da questi ai Principi Pamphili e ai Doria- Pamphili, che nel 1853 la diedero in “enfiteusi” prima alla famiglia Baccarini di Forlì e poi al Prof. Dalle Vacche.
Un terremoto nel 1870 la danneggiò moltissimo e mise in pericolo la torre che più tardi in parte crollò.
Fu restaurata nel 1927, per farne dono a Mussolini, ricostruendo il palazzotto del feudatario e rimettendo in efficienza il camminamento di ronda.
Attualmente è di proprietà della Provincia di Forlì-Cesena, in gestione all’ AGESCI.
Fatti e Leggende
Ogni castello che si rispetto ha le sue leggende, racconti di tesori e fantasmi, tramandati dai nonni ai nipoti. Anche Rocca delle Caminate non sfugge a questa legge.
Il Ratto delle Donne
Il 14 novembre 1494 i soldati francesi di Carlo VIII, diretti verso Firenze, razziarono lungo le vallate romagnole rubando e distruggendo, come era nel costume del tempo.
Quando si presentarono a Rocca delle Caminate trovarono resistenza da parte della popolazione e per tale ragione i francesi si accanirono, bruciarono case, uccisero.
Le donne per paura si nascosero nel bosco, ma furono trovate e rapite dai soldati.
Gli uomini di Rocca delle Caminate allora andarono a Forlì presso un usuraio, impegnarono i loro beni per pagare il riscatto.
I francesi pretesero 70 ducati d’oro; pagarono il riscatto e riebbero le loro donne!
Oh, la cavalleria dei bei tempi antichi!
Il seggio della Madonna
Poco lontano dalle Caminate e più esattamente tra le Caminate e la chiesa di Fiordinano, si nota una costa rocciosa che spunta sopra il terreno aratro.
La roccia ha una strana forma quasi di seggio.
Si vuole che la Vergine Maria, stanca per un lungo peregrinaggio, si sedesse per riposare sulla roccia che, felice di accogliere la Madre di Dio si modellò a mo’ di trono e sul trono fu trovata un’immagine della Madonna cui i contadini chiedono protezione per i campi.
Questo sasso di “spugnosa” è chiamato sasso della Madonna. Il dipinto fu trovato nella chiesa del castello e venerato dagli abitanti.
I vecchi raccontano che “on che u gni cardeva” ( uno che non ci credeva ) ebbe il campo bruciato dalla grandine mentre gli altri la pioggia ristoratrice. Attorno al sasso spuntano fiori profumati in ogni stagione, mentre il “seggio” si ricopre di muschio soffice, a mo’ di cuscino.
La Madonna venerata è conosciuta in tutta la vallata del Rabbi e del Montone come la “Madonna della Pioggia”.
Quando in estate la pioggia si faceva desiderare da troppi mesi, i fedeli delle vallate salivano in pellegrinaggio fino alla chiesetta e portavano con sé l’ombrello perché sapevano che la Madonna li avrebbe esauditi. Spesso infatti, raccontano, al ritorno dovevano aprire l’ombrello.
I sotterranei
Ripetutamente si è parlato dei viadotti sotterranei che avrebbe collegato Rocca delle Caminate con Rocca d’Elmici e la Rocca di Predappio Alta.
Don Angelo De Cresci Vangello, parroco di Vitignano, scriveva il 21 giugno 1958: “Negli scavi che si son fatti nella strada per Predappio si è trovata una grotta che sembrerebbe un viadotto; la sua direzione è verso gli antichi fortilizi di Rocca delle Caminate e Rocca d’Emici”.
GEOIDEE (rubrica di Marino Mambelli) - ROCCA DELLE CAMINATE
Un restauro ...radicale
La Rocca delle Caminate: un falso. Come il palazzo pubblico di San Marino, i Rolex sulla battigia, la testa di Modigliani ritrovata nel fosso, la borsa Prada dell’inquilina al primo piano. Una copia. O forse è meglio dire: una cosa diversa, un “originale” a sé.... Un castello che nulla ha in comune col precedente, quello antico, se non il luogo dove è stato realizzato. Un edificio affascinante, molto affascinante, ma del ‘900.
Era il ‘24 quando si cominciò a metter mano ai resti dell’antico castello che, dopo il tremendo terremoto del 1870, era diventato un cumulo di muri pericolanti. Nonostante le macerie, la Roccaccia manteneva però alcuni elementi fondamentali della sua organizzazione architettonica. La torre, pur con evidenti mancanze, era ancora alta, le cortine erano malandate ma presenti, l’arco d’ingresso aveva ancora la chiave ben ancorata. Esistevano inoltre alcune immagini che consentivano una parziale, ma interessante lettura dell’antico complesso edilizio. Malgrado ciò, in linea con la tendenza che si era insinuata in Italia tra il XIX e il XX secolo, la Soprintendenza ai Monumenti decise per un restauro che, per usare un eufemismo, definirei molto disinvolto...
Il progetto, per altro, fu dell’architetto bolognese Luigi Corsini, fresco dirigente della Reale Soprintendenza dell’Arte Medievale e Moderna dell’Emilia Romagna. Cosa successe tra il 1924 e il 1927? Il castello delle Caminate fu demolito e ricostruito completamente, in stile neomedievale. Il risultato fu, in tutto e per tutto, un falso storico. Rimasero, a testimonianza del vecchio fortilizio, due bastioni sfaccettati in laterizio ai lati di una piccola cortina che ancora oggi testimonia la storia e la chiara differenza.
La più antica immagine pubblicata della Rocca delle Caminate. Acquerello, XVIII XIX secolo. (Forlì, Biblioteca A. Saffi, Fondo Piancastelli).
Sulla famosa rivista mensile del Touring Club Italiano Le vie d’Italia, Carlo Grigioni, importante storico dell’arte e documentarista, nel 1929 scrive: Opera di rispetto del nostro passato fu dunque il restauro compiuto felicemente e sapientemente da circa due anni di questo Castello vetusto, il quale non ha una grande storia(!) e il suo più bello e glorioso momento ha vissuto nell’offerta devota che di esso hanno fatta i Romagnoli al Duce. Furono infatti i romagnoli con una sottoscrizione di 70.000 firme e un prestito littorio a donare a Benito Mussolini quella che sarà la residenza estiva del duce. Sulla cima della nuova torre fortificata, che il Grigioni definisce con magnifico gioco di parole: il mastio dugentesco nella sua ricostruzione attuale, fu installato un faro della potenza di 8000 candele che emanava raggi di luce tricolore. La luce, che si poteva vedere da una distanza superiore a 60 chilometri, segnalava la presenza di Mussolini all’interno della fortificazione. Il faro fu inaugurato il 30 ottobre 1927 dal ministro delle colonie Luigi Federzoni. Nei locali del Castello, il capo del governo italiano incontrò capi di stato, regnanti e ambasciatori e in una sala raccolse i doni personali e i cimeli del fascismo.
Così scrive ancora il Grigioni: Torciere, fanali, lampade tutto di ferro battuto, lo stemma della famiglia Mussolini, collocato sopra l’ingresso, armonizzano con lo stile serrato semplice di tutta la costruzione, che è ora il più bel Castello della Romagna, pronto a sfidare i secoli. Oggi purtroppo, come ben sappiamo, è in stato di abbandono.
Rocca delle Caminate, un restauro ...radicale. Da notare che nell’immagine il toponimo è erroneamente indicato come Camminate. Cartolina postale, ultimi anni ’20 (Raccolta privata).
Una rapida, signifgicativa storia
La Rocca delle Caminate ha un’origine molto antica. La sua posizione strategica giustifica le ripetute demolizioni e i molteplici passaggi di proprietà avvenuti in un migliaio di anni. Una storia che, non sarà una grande storia, ma... Con un interessante e divertente esercizio, andremo a elencare (sommariamente) numerosi proprietari, enfiteuti e conquistatori che misero le mani sul castello: personaggi più o meno famosi, che gli antichi cronisti ricordano in secoli di cronache. L’operazione è legata al puro divertimento e non si prefigge l’obiettivo di stabilire se le notizie sono realtà storica o mera supposizione, a partire da quell’ Ambrone, padre di Belmonte, che nel 997 pare fosse il primo signore delle Caminate. Nel 1236 fu conquista dei faentini, che poi la persero per nuova mano dei Belmonti. Alla fine del ‘300 fu la volta degli Ordelaffi, poi sconfitti dai Malatesta che la restituirono ai Belmonti. Forlivesi sugli scudi, e poi Belmonti. Astorgio Manfredi, Domenico Malatesta e ancora Belmonti. E siamo nel 1500. La Repubblica Veneta, la Chiesa, il principe Alberto Pio da Carpi. Nel XVII secolo gli Aldobrandini e i Pamphili. Nel ‘700 Clemente XII, Doria, Pamphili di Genova, Borghese Aldobrandini e quindi l’occupazione francese. Nell’800 Pio VII, Borghese Aldobrandini, Doria Pamphili, Baccarini, Dalle Vacche. E infine il ‘900, con la Federazione provinciale fascista di Forlì, Benito Mussolini. La Provincia di Forlì – Cesena.
Il nome Caminate
Due sono le ipotesi più calzanti sull’origine del toponimo Caminate. La prima ha un sapore scomodo e militare, la seconda più caldo e confortevole.
Gaetano Ravaldini, sul dizionario allegato al volume 1 di Rocche e Castelli di Romagna scrive: Caminada, passaggio o strada interna adiacente alle mura che serviva per le attività ed i movimenti necessari alla difesa delle mura stesse. Camminamento, angusto passaggio profondamente incassato nel terreno, o comunque defilato al tiro nemico, che serve ad accesso ad una trincea. Cammino di Ronda, passaggio predisposto in un’opera fortificata per rendere possibile la circolazione lungo le mura e la circolazione all’esterno. Sulla guida realizzata da Ettore Casadei nel 1928 leggiamo: ...Il Prof. Luigi Corsini opina che, ricorrendo gli archetti della torre lungo tutto il perimetro del camminamento, che si guarniva di armati... E pare che da tale camminata, derivi la denominazione della Rocca.
Antonio Polloni, autore eccellente di Toponomastica Romagnola ci propone la soluzione più pacifica, quella che più piace a chi scrive queste righe: dal latino medievale caminada = provvista di caminus o focolare. La camera “caminata”, cioè dotata di camino, era la camera ricca e riscaldata. Quindi una Rocca dotata di un tale numero di sale caminate da colpire la fantasia popolare. Tanto da diventare un toponimo.
Per saperne di più
AA.VV. Rocche e Castelli di Romagna volume 2, Edizioni Alfa, Bologna 1971.
Luciana Prati e Ulisse Tramonti (a cura di), La città progettata: Forlì, Predappio, Castrocaro - Urbanistica e architettura fra le due guerre, Comune di Forlì 1999.
Ettore Casadei, La città di Forlì e i suoi dintorni, Società Tipografica Forlivese, Forlì 1928.
Marino Mambelli, Per strada - appunti di toponomastica forlivese, Comune di Forlì, Il Ponte Vecchio, Cesena 2004.